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Foto La Sposa del Vento

La Sposa del Vento

Dalla introduzione di Antonino Sole

La Sposa del Vento, azione sacra di Salvatore Lo Bue che ha la sua fonte nei Vangeli, è una ricrea-zione poetica di ciò che viene narrato nei testi sacri, nel senso che i1 poeta immagina come 1’Evento dell’Annunciazione e dei fatti successivi, che di esso sono predestinata conseguenza, viene vissuto da Maria -centro soggettivo e oggettivo dell’intero dramma -, ma anche da Giuseppe nonché (invenzione altamente poetica) dall’Angelo. La non comune forza di introspe¬zione, psicologica dei personaggi dell’azione sacra sottende una sua intensa intuizione dram¬matica. Tuttavia, ne La sposa del Vento, il fondo drammatico si illumina di accensioni liriche con cui il poeta accarezza le immagini delicate della sua immaginazione e, soprattutto, i più umani moti del cuore dei due personaggi il cui destino è stato trasformato dall’Evento: Maria e Giuseppe. La reinvenzione drammatico-lirica del soggetto sacro trova la sua espressione poetica in un linguaggio alto e tendente al sublime, ricco di immagini e di metafore e dalla musicalità ora incalzante, ora distesa, ora abbandonata e tendente all’elegia
Dalla Introduzione di Antonino Sole

  Anno di Pubblicazione 2008, Caltanissetta, Salvatore Sciascia Editore
 

 

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Introduzione di Xavier Tilliette

Salvatore Lo Bue è l’autore di una notevole, e originale, Storia della poesia, in corso di pubblicazione. Ma per essere storico dei poeti è auspicabile, se non necessario, che sia egli stesso poeta, e lo scrittore siciliano ne ha dato prova in tempi recenti con poemi di bella fattura e di inappuntabile musicalità. In questa fine di anno egli ci offre una "prosa" mariana, splendidamente riu¬scita, dedicata al mistero della Natività. Il titolo, La Sposa del vento, come un soffio leggero, fa pensare a una celebre poesia di Gerard Manley Hopkins.
Ma è in Italia, più che altrove, che è fiorito il lirismo religioso, da Iacopone da Todi a Manzoni a Tommaseo, senza dimenticare Leopardi che aveva progettato di scrivere inni e cantici. In Germania i Cantici spirituali di Novalis e i Compianti (interminabili) di Brentano hanno anche una sorta di leggerezza di ordito che si presta alla recitazione ritmata.
Su queste gloriose scie, tracciate in Francia dai Lais e dalle villanelles, o dal Verlaine elegiaco e dal suo emulo Tristan Corbière, Salvatore Lo Bue utiliz¬za un metro corto, irregolare, che si addice ai mono¬loghi interiori e alla composizione drammatica, ma l’unità tonale fa sì che sia possibile leggere le sequenze dei versi spezzati come le strofe di un unico poema. La grazia della immagini decora il ritmo e nello stesso tempo lo addolcisce.
La scena dell’Annunciazione rivive nell’emozione di Maria sorpresa dalla visita dell’Angelo. L’emozione dolce che la prende sembra scaturire più dalla presen¬za di Gabriele, uomo giovane e bello, che dalla Promessa inaudita. La Vergine non è turbata, ma perdu¬ta nelle sue fantasie: Il cuore ricamava canti d’oro. La prima raffica del vento misterioso proviene dal battito delle ali dell’Angelo innamorato.
Intanto la promessa si compie: madre e figlia del suo figlio. La voce del Padre precipita dalle nuvole. E Giuseppe, il terzo escluso, in un bellissimo soliloquio si appresta alla rinuncia:

Di amarmi non ti chiedo:
vedo che tu non vedi.
Innamorata, al tuo segreto
Credi.

Tutto, da una parola, è suggerito. All’idillio celeste di Maria fa riscontro quello che gli esegeti chiamano il dubbio di Giuseppe, ma che in verità è il suo dramma. Ma dì primo acchito tutto è rassegnazione, abbandono:

Ora chiedo soltanto di restare
Vicino alla tua anima lontana
... vicino a te, comincerò a raccontare
come l’amore nacque, e come niente
può morire se in noi è cominciato.

È la lamentela dell’eterno marito! Però la promes¬sa sposa vede avvicinarsi la sua ora, e presto ella stringe sul seno il neonato:

Tu fosti il Fattore,
ora sei mia creatura,
il Figlio atteso!

Poi la giovane madre avvia la cantilena o piuttosto la berceuse:

Accanto a te ora siedo,
e ti vedo
dolce ridente
tra i tuoi sogni bianchi.

Sulle sue labbra spunta una reminiscenza anacro¬níi U di Foscolo:

Sulle sciagure umane
Il sole accende
La Speranza.

La gioia che prima le riempiva il cuore cede ora alla previsione del dolore e alla città abbandonata. Ma Maria evoca l’Angelo consolatore, mentre la Voce del Padre ora di nuovo risuona dall’alto dei cieli, Invece la rassegnazione di Giuseppe non echeggia più, il suo rammarico fa un contrappunto poetico al Magnificat. Egli piange sull’amore smarrito:

E di Lei che mi amava
E che io amavo
Mi ha privato.

Il canto elegiaco, addirittura funebre, prosegue come un singhiozzo:

Ora un freddo silenzio tiene chiuse
Le labbra se io visito un villaggio
Sconosciuto. Nulla mi accoglie. Nulla
Più vedo dietro le persiane chiuse.

Una delicatezza infinita, ombrata di malinconia, indica l’approssimarsi della morte:

Non credere eterno L’amore
Se prima non muore il corpo
... tessi un nuovo cuore
per chi da sempre
ti ama.

Prima che riappaia l’Angelo delle tempeste, impacciato nel volo, il Messaggero "diviso tra l’addio e il ritorno vero", gli addii senza ritorno di Giuseppe moribondo costituiscono la corona, la perfezione del Poema, il nido d’alcione del protovangelo dell’aedo siciliano:

Tu soltanto del vento fosti Sposa.
... mia luminosa stella senza nome!
Non più mia, mai più mia,
tu un tempo la sposa promessa,
tu la stessa Maria.

Il vento soffia dove vuole, ma sicuramente in que¬sti fogli ispirati dalla più raffinata spiritualità.
 

Paris. Natale 2002
Xavier Tilliette
 

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