Opere Inedite


Sonetti

Gennaio1989-Febbraio 1992


La giovinezza


Ora, nel tuo giardino abbandonato,
tutto è silenzio. Hanno, con calce viva,
le porte, ogni finestra ormai imbiancato,
mentre, dopo l'inverno, intiepidiva.

Tu cerchi Lei, ma la padrona è assente
(dove mai vi siete dileguati
giorni di giovinezza, che un niente
consuma, alla gioia destinati?)

Ma senza Lei, che cosa è mai il giorno?
Piangi a lungo nel cuore, ti abbandona,
che tu sia o non sia, non c'è ritorno.

Bruciata delle sue rose la corona
ha giovinezza, mentre intiepidiva.
Non ti volle con lei mentre moriva.

 

La terra del dolore


Fioriva il mare di una luce antica
quando, senza speranza del tuo amore,
chiesi il dono che ora ti affatica.
Ferma è la noia, danzano le ore.

E se perì di noi gran parte, amica
della luna, lascia che il chiarore
di giovinezza torni, che io ti dica,
stella nella terra del dolore,

di giovinezza la stagione breve,
del lungo fiume delle sue speranze,
dei sorrisi, dei baci, dell'attesa

di raccontarci tutto. Ma la neve
ora è fredda parete alle tue stanze:
 

La sorgente

 

L'amor che muove ancora le sue stelle
non torna, e già s'appressa il mio dolore
alla sorgente muta, che tra quelle
rocce ora discopre un folle amore

della sua fine. Simile al ribelle
tuo angelo che muta di colore
le sue ali, e imbianca la sua pelle
mostrando il cuore nudo con pudore.

Vieni, ora, è sera! Tenta di sognare!
Lascia il tuo timore disparire!
Del tuo nero e del bianco la memoria

più non mi abbandona. Ora il mare
chiede alla mia sorgente di finire.
Lei segue il mare, muta, senza gloria.

 

Il bosco della giovinezza

La scure dei tuoi occhi giovinezza
-bosco di primavera- ha tagliato.
Lungamente del verde la fortezza
il tuo amore dolente ha assediato.

Sui sentieri interrotti la tristezza
più non cresce: felicità hai pensato
di inventare, quando l'amarezza
ti coglieva del legno bruciato.

O verde amore che insieme respiriamo!
Sento crescere l'erba quando canti,
sbocciano i fiori quando ti avvicini.

Luce che non si spegne, dove siamo
ora? Mani nelle mani andiamo avanti,
ampia è la casa per i nostri bambini!


Desnuda Maya

Giorni di un'esistenza innamorata,
giorni come le nuvole del cielo,
giorni della mia vita dedicata
alla poesia, oscuro amore,velo

di Maya desnuda, grazia disperata.
Giorni di fuoco, giorni di gelo,
giorni di giovinezza rassegnata
a disparire, nuvole nel cielo.

Giorni di nostalgia, giorni di pianto,
giorni di solitudine d'amore,
giorni nati al silenzio, un tempo al canto

consacrati. Giorni senza ore,
se più non sei, se grave è il rimpianto
di te che amavi il tempo che non muore.

 

 

 

Stanze della memoria dolorose

Uguali crepe ha il muro sulla via,
simili ai giorni della mia tristezza.
E torna della tua voce la magia:
nei giorni amari della giovinezza!

Freddi rumori della nostalgia,
dei senza amore conosciuta asprezza.
Accadde presto che tu andassi via:
con te e per te rinacque giovinezza!

Ora risalgo i miei scaloni vuoti,
non ci sono più voci, né speranze.
Solo il dolore delle morte cose

che mai ritorneranno: ora scuoti,
dal cuore stanco, la rugiada. Stanze
della nostra memoria dolorose!


Il Regno

 

La morte è un paesaggio senza luna,
il mio cuore un regno misterioso,
amore è l'universo che s'aduna,
memoria  delle lacrime riposo.

Il tempo un vecchio stanco che non muore,
il dolore una donna che ti ama,
la vita un grave peso sul tuo cuore,
la gioia un bambino che ti chiama.

La noia il tuo gabbiano che non vola,
dio un padre che non sa capire,
la poesia il silenzio che consola.

Così tu chiedi al tempo di finire:
ma se canti, e il canto ti innamora,
un nuovo regno accade di scoprire.


Antigone

 

Coprire devi di terra l'amore
che non sepolto limita. La Soglia
ti contiene, ti illumina. Il furore
della Legge già senti che ti invoglia

a tradire il divieto, perché il cuore
senza pietà degli uomini ti spoglia
d'ogni irridente dubbio. Qui l'orrore
resta di un corpo lacerato, voglia

saziata di cani, vermi e uccelli.
Come possiamo ancora raccontarvi,
mani d'esilio che cercano terra?

Pochi poeti restano e non quelli
sacri di un tempo! Come non parlarvi
di come amore generi la guerra?

 

 


Il tramonto della luna

 

Tu sai, non mi fu dolce naufragare
quando, presso alla morte, chiesi luce.
Sul letto era il tramonto della luna
nel cuore un peso che mi fa sognare.

Vedova ti trovai, dolce mia vita,
sino alla fine! Passata giovinezza,
non resta che il morire. Tra le dita
corre la sabbia ansante. La tristezza

ora tempera il mio ultimo affanno.
Mi vince la voglia di morire.
E mi rimembra, or che volge l'anno,

della mia vita. Mai mi volli partire
da lei, che pure odiavo, dal dolore.
Perduto, ora sento cosa è amore.

 


La morte di Mozart

Non sei più qui, alata mia vittoria,
né più ti attendo. Mente questa attesa.
Non c'è più tempo, sente la memoria
solo un freddo rumore, la mia resa.

Cade il silenzio come stella, via
simile al vento fugge. Ma sospesa
l'armonia non riprende. Senza gioia
più l'amore non sento: e intanto pesa

questo mistero che in sé riposa.
Chi sei Tu che ora vieni per rubare
l'ultima nota all'opera infinita?

Lascia almeno che compia il lachrimosa!
Lascia almeno che possa terminare
quest’armonia che replica la vita.


La morte di Odisseo

 

Da tanti anni ho abbandonato Troia
Penelope e la vita. Ma io sento,
come il mare su cui è trascorso il vento,
strana una quiete simile alla gioia.

Mi abbandona il dio della memoria,
la mia vita una foglia, il tempo il vento:
ma della sua caduta ora mi pento,
dell'amore sottratto, della gloria

vana. Ora che io tento di morire
per non nascere ancora, la parola
che non dà morte temo. Poi che spero

qui di fermarmi, senza più soffrire.
Lasciate alla mia anima che vola
questa immagine mobile del vero!

 


La visita della sera

 

 

Ho sognato che una tigre visitava
improvvisa il palazzo della vita:
indifferente, lenta, si aggirava
tra le stanze dell'anima smarrita.

Dove tutti correvano, indugiava.
Sulle scale dormiva maculata,
con il suo lento passo ricordava
come la morte viene, mai sbiadita

dalla luce che oltre immaginiamo.
Paura seminava il passo lieve:
minacciato, ciascuno l'attendeva.

Ma è tempo, ora, d'amore; non abbiamo
altro a illuminare questa greve
attesa, che altra anima spegneva!

 


Il freddo cacciatore

 

La Morte, come un freddo cacciatore,
per noi incocca frecce sul suo arco
e poi si apposta senza far rumore
silenziosa attendendoci sul Varco.

Passa il tempo, trascorrono le ore.
Trema della terra il vasto parco.
L'attesa riempie d'ira il duro cuore,
muove le dita in fretta sul suo arco.

Ridendo, ignari, un'anima sola,
due innamorati avanzano felici
dell'amore cantando che consola.

Secca, di sangue ansiosa, ora già vola
la prima freccia e l'anima gli sugge:
guardano insieme la luce che fugge.

 

 


Scilla e Cariddi

 

Cariddi e Scilla d'odio e d'amore
insieme traversiamo lentamente.
Alba dimenticata, lo splendore
dell'acqua riflette il volto assente.

O Capitano, in acuto dolore
la tua gloria precipita nel niente!
O Capitano, il tuo giorno migliore
trascina nell'ignoto la corrente.

Forse attendi il tramonto della luna
ora che l'uno mostro e l'altro tace,
varco temuto di tempo e memoria?

Penelope è lontana: mai nessuna
donna che lei non sia ti darà pace:
disfa il tuo nome, e il tempo, e la memoria!

 

 

 


Libellule sul fiume

 

Noi siamo come libellule sul fiume,
breve il volo sull'acqua trasparente,
di conoscenza appena un fioco lume,
precipitiamo nel solido niente.

Per noi memoria il tempo riassume,
traversa l'ali un sole irridente:
resta un vago brillio, resta un barlume
di gioia. Presto sapremo se mente

la vita, e come l'acqua, alla sorgente
pura, movendo annererà il fondo,
nel delta le sue acque confondendo.

Mai sapremo che cosa nel profondo
tace e si nasconde: se Dio ridendo
apparirà, libellula lucente.


Il villaggio

Un tempo mi riempiva d'allegria
arrivare in un luogo sconosciuto:
città, paese, sempre Governatorato
della vita. E dolce era ogni via

da traversare, vera la cortesia
degli abitanti: "se tu hai avuto
la forza di arrivare, il tuo liuto
lascia tra noi, non andare via".

Ora un freddo silenzio tiene chiuse
le labbra se io visito un villaggio
sconosciuto. Nulla mi accoglie, nulla

più vedo dietro le persiane chiuse.
Se più non torna l'odoroso maggio,
se più non dorme un figlio nella culla!

 


Il drappo lacerato

Il soffio del tuo nome nella sera
posò nel cuore alla mia stella nuda
un drappo lacerato. Lei trasuda
luce, la morente, che stasera

canta un dolce addio alla primavera,
solitaria sirena che la cruda
suo malattia consuma. Non ti illuda
il bianco amore della stella nera.

Lei morirà, e non saprai mai come
il cielo guarirà la sua ferita.
Lascia allora che il drappo lacerato

sia sudario alla stella senza nome.
Sul tuo viso una lacrima smarrita
narrerà del suo canto desolato.


Il varco

Abito in cuore un regno misterioso,
un giardino di lacrime e dolori.
Una rana tra gli ultimi bagliori
del giorno abita il centro luminoso.

Se la mia sfinge d'acqua ha tenebroso
il cuore, io non so, se i sicomori
delle mie estati bruciano i colori
i frutti offrendo al mattino radioso.

Batracomiomachia senza speranza!
Di te ch'eri in attesa alla sorgente
seppero i topi, oscuri abitatori

del confine.Vollero fare stanza
tra l'acque verdi. Vendettero per niente
la tua pelle, del Varco ora signori.


Le stelle cadenti

Presto ci innamorammo dell'Ignoto,
il cuore caldo per cose agghiaccianti.
Non conoscemmo il freddo dei rimpianti
quando irridenti raccontammo il Vuoto.

Come l'anima il cielo. Nell'Immoto
stelle cadenti sono i nostri canti:
tracciano breve luce, poi davanti
a cuori tristi raccontano il Noto.

Non sono d'oggi, non sono di ieri.
Eternamente vivono. Non sanno
dove nacquero, in quali cieli neri

iniziarono. E ora volentieri
parlerei a quei duo che insieme vanno
e paion sì al vento esser leggieri.

 

 

 

Le stelle

febbraio 1985-ottobre 1986

Le Stelle

Feritoie le stelle, casa all’infinito che la notte continuano che muore: -Che cosa chiedi, Ettore, ferito, al nostro bianco cuore?

L’abisso che ci nutre e che non cura di dare volto e anima alle cose quante volte ci vinse alla paura di leggi tutto ...

Sonetti a Costanza

 

Luglio Agosto 1989

Il vento occidentale

 

Non so se il vento occidentale sia segno del cuore o solo mutamento di nuvole lontane. Ma ogni via del mio paese lacrima col vento.

Ricordo ancora i giorni d'allegria, i tuoi passi nel cuore ancora sento. Ti vestivo della mia malinconia nulla leggi tutto ...

Il Vento e altre immaginazioni

agosto 1993- Aprile 1994

I  La quarta aurora O cieca, muta concordia dei tempi d'amore, quando l'arpa suonava e tutte le ore correvano senza rumore gioiose nel canto! Intanto giovinezza fioriva e turbava di luce oscura la luna che lenta moriva tra vane carezze. Antiche tristezze, nessuna felicità leggi tutto ...

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