Il tempo dì Achille e Odìsseo è finito. Ma l’eterna giovinezza dello spirito greco non cessa di indagare il principio della poesia, l’essenza della libertà. Per primo Esiodo nomina il poeta. Nell’incontro con le Muse che decide il doppio destino della parola, divisa tra pseùdea e alethèa, tra l’universso delle cose vere (lirica) e delle men¬zogne simili alla verità (rappresentazione). Poi, a Lesbo, isola del cuore, La musica si fa compagna di amore e di morte e la malinconia è testimone del tempo e della fragilità della vita. E quando i poeti si dicono aquila (Bacchilide) e ape (Pindaro), si realizza la grande rivoluzione che informerà di sé la poessia occidentale: la scoperta dell’anima femminile, del vasto mistero più difficile da intendere del desti¬no, l’altra metà del Logos.
Da Cronos a Dìoniso, la regìone vasta in cui prende forma la nuova odissea è la tragedia. Antigone e Edipo, Medea e Alcesti, Fedra e Clitennestra, Andromaca e Deianira, Ecuba ed Elena, Agave e Dioniso, muovendosi eterni sulla scena tragica, figli del fuoco donato da Pro¬meteo, incarnazioni del Thymòs che genera la Libertà, danno contenu¬to e.forma a quell’universo visibile e conoscibile soltanto attraverso la luce rìflessa del sentimento, al misterioso mondo nel quale la sa¬pienza della mente e le verità del cuore sono legate da un nodo che non si scioglie.
Sulla scena tragica, la vittoria è delle donne: le donne, e il loro dio frenetico, Dioniso, liberano dagli dei e dal destino, iniziano a una ve¬rità differente, compongono una forma dell’Essere che i futuri ladri del fuoco, i poeti per sempre epigoni di Euripide, tenteranno, nella storia della poesia, di definire nella nuova complessità della mente inventata da Socrate.
Anno di Pubblicazione 2002, FrancoAngeli, Milano
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