2013


La Rinascita - Palazzo Steri

L’uomo

 

Traversammo i deserti ma nessuna

Voce gridava. Solo il dolore

Di avere abbandonato, alla prima luna

Il villaggio in un giorno senza ore

 

Vedo mio padre con gli occhi dischiusi

Non voleva vedermi, lui, partire.

Vedo mia madre, con i pugni chiusi

Come me, nati soltanto per morire.

 

Cosa accadrà di noi? Ci perderemo

Come il giaguaro del Chilimangiaro?

Di là dal mare, noi mai troveremo

La libertà, il suo calice amaro?

 

Abbiamo solo il viaggio non la meta

Davanti a noi! Siamo già sul mare

Su questa barca a pezzi, ci disseta

Solo la nostra voglia di sperare.

 

Io le tengo la mano. È una bambina

Ha paura anche di giorno. È incinta

Fuggita via, dopo che quella mattina

Da pochi istanti di passione vinta

 

S’è ritrovata madre senza l’amore

Più di nessuno, da tutti abbandonata.

È andata via lei, al primo chiarore

Del giorno: se ne è andata disperata.

 

Non mangia da due giorni: navighiamo

Su un mare che odora di tempesta

Le sto vicino, si a volte preghiamo

Che cosa, oltre il cielo, ormai ci resta?

 

Ma quando si sollevano le onde

E il barbone di perde alla deriva,

dilata gli occhi, la mente si confonde,

me la ritrovo dei suoi sensi priva

 

la mia bambina che nel seno accoglie

il suo bambino che è sua speranza.

No no, a questa figlia non toglie

Dio il suo dono! Presto avrà una stanza

 

Quando saremo, se saremo, a terra.

Un letto bianco dove partorire.

Ora le sue mani alle mie serra,

si vede che ha paura di morire.

 

 

La donna

 

- Mio amico, mio congiunto, mio fratello

Tienimi ancora un poco tra le braccia.

Lo sento, vuole uscire…non è bello

Su questa orrenda, lurida barcaccia.

 

Aprire queste gambe indolenzite

Non avere pudore del mio sangue.

Tra le troppe, le tante mie ferite

Per queste la mia anima ora langue.

 

Abbia pietà di me

Ma che dolore è questo. Perché mai

Mi sento tutto dentro dilaniato?

Stammi vicino, un poco, perché, sai,

 

mi sento come una casa che si svuota

come una mente senza più pensieri…

ma se la barca si rovescia, nuota

per lei (io te l’affido), dai neri

 

gorghi di questa notte assai agitata

salvala, e per lei sii come un padre…

la vedi, non la sento più, è nata?

Ma che dolore è l’essere madre?

 

 

Coro

 

Gonfio il cuore del mare e sulla terra

Brillano tra le onde luci rare!

E frena il grido e le sue mani serra

Fredde                 le sue lacrime amare

 

Ma che si stenda qualcosa di bianco

Ora che il suo ventre è quasi aperto!

Affannoso è il respiro, il corpo stanco,

trema tutta, copritela, è scoperto

 

il varco sanguinante. Alla deriva

noi siamo, ma chi dopo che è nato

non sente presto la sua carne viva

finire senza avere cominciato?

 

 

L’uomo

 

“Non avere paura, mia bambina

Sono mani di donna che il tuo seno

Toccano ora. Sarà presto mattina

E presto nascerà e sempre meno

 

Sentirai questa morsa di dolore

E nel corpo del corpo la speranza

Ritroverai. Ancora poche ore

Nel figlio tuo sentirai la fragranza

 

Di Dio che ora cammina sulle onde

E a chi dubita dice: sono Io,

luce che appare tra tenebre fonde,

Padre di questo figlio che ora è mio.”

 

 

La donna

 

“Libera me, se dove sei mi vedi,

da questo peso che dilania e scende!

Libera me, se dove sei mi vedi

Da questa angoscia. Sento che si arrende

 

La mente di questa madre dolorosa.

Strappala tu da me, con la tua mano

Tirala fuori, che io non so più cosa

Fare…”  Coro E nel suo grido esce piano piano

 

La testa del nuovo essere creato,

il corpo tutto legato al cordone

e sul seno di lei l’hanno adagiato,

al fondo del marcissimo barcone.

 

Siamo tutti ora accanto a riscaldare

Coi nostri corpi             diventiamo:

pulito un poco con acqua di mare

col nostro fiato ora li scaldiamo.

 

Ora il piccolo re l’hanno vestito

Quel che aveva di caro ognuno ha dato…

E di una nuova carne si è vestito

Il Dio che il cielo ormai ha abbandonato

 

 

L’uomo

 

Alle prime luci del mattino

Si accende in mezzo al mare una cometa.

Lei scenderà per prima. Il suo bambino

Dorme tra le mie braccia. Lieta

 

Mi guarda, le sono accanto

Nella ambulanza che è sicuro porto.

Mi guarda lei e si trasmuta in pianto

L’amore che nella sua anima è risorto.

 

 

 

 

 

 

 

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Per Amore - Palazzo Steri

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19 Luglio 2013

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